The Book Hunter

Cacciatrice e divoratrice di libri; scrittrice in erba con troppe idee in testa. 

 

Migliore di tanti libri per ragazzi

La famiglia Cercaguai - Christine Nöstlinger

Sinceramente non so con esattezza il motivo per il quale mi ritrovo a recensire un libro per bambini. Ho letto questo romanzetto quando ero una bambina e l’ho riletto ultimamente durante una cernita di libri da vendere.
L’ho riletto in una giornata per pura curiosità, ricordandomi che mi era piaciuto da bambina, e lo considero migliore di tanti libri per ragazzi/adulti che non hanno “né capa e né coda.”
Il libro racconta di una famiglia disastrata, sempre più distrutta da “un pesce di nome Wilma” e dalle tensioni fra i due genitori. Analizzando i punti di vista dei tre figli Anatol, Karoline e Benjamin, l’autrice ci mostra come tre personaggi tanto diversi affrontano e vedono questa drammatica e particolare situazione.
Il primo, Anatol, ha tredici anni, ed è sempre immerso nei libri. È molto saggio ed è il primo ad accorgersi del tradimento del padre. La sua durezza lo porta a dubitare, a non fidarsi più di suo papà, comincia a vedere con pessimismo la vita e quasi con odio gli adulti. È il membro della famiglia sul quale si percuotono maggiormente gli effetti disastrosi di un matrimonio andato male e lui stesso dice <i> Da un matrimonio dissestato non può che uscire un ragazzo squilibrato e bugiardo. </i>
La seconda (che poi sarebbe la prima figlia, in realtà), è Karoline e ha quindici anni. Nel libro viene definita come una ragazza che “guarda il mondo da due lenti rosa”, e infatti come tutte le quindicenni sogna di avere nuovi vestiti, un fidanzato, il primo bacio, ma dimostra una grinta e una responsabilità nei momenti più difficili che neanche lei si aspettava di avere. Nonostante comprende le difficoltà della situazione, continua a mantenere accesa la speranza che tutto possa sistemarsi e riesce a trovare sempre la positività anche nei frangenti più oscuri: <i> Da quando però sono esplosi i problemi in famiglia, voglio più bene a tutti e due. </i>
Il terzo e ultimo figlio, Benjamin, è quello che mi ha interessato di meno (avendo sette anni). È un bambino allegro e amico di tutti, e nella sua ingenuità di bambino, è colui che porta fiducia in famiglia. Effettivamente, nonostante bambino, è anche il personaggio che più tenta di rendere concrete le sue azioni: quando il padre abbandona la casa, si reca in ufficio da solo per parlargli e con le poche possibilità che ha, riesce sempre a trovare le soluzioni. Un bambino straordinario.
Nonostante il libro sia diretto principalmente ai bambini, è scritto con un certo stile, che nella sua semplicità (data anche l’età dei narratori) ha anche venature più complesse. Insomma, non è la solita sintassi da prima elementare o lessico da bambino di quattro anni: la scrittura è semplice ma non di quella semplicità “ignorante”.
La situazione che viene presentata ai bambini fa riflettere, e purtroppo al giorno d’oggi, molti di essi possono immedesimarsi facilmente in Benjamin. Un libro che consiglio, che non è il solito romanzetto fantastico per bambini che ha l’intenzione di farli sognare. No. Questo libro ha lo scopo di introdurli nel mondo reale e mostrarli circostanze che possono essere capite e superate nonostante la giovane età.

Non è come il primo

Il segreto della notte. Night school - C.J. Daugherty

Secondo capitolo della saga Night School, una delle poche saghe che vale davvero la pena di seguire e che lascia con il fiato sospeso per tutto il tempo. Questa non è una vera e propria recensione, ma più una breve opinione del romanzo.
Penso che rispetto al primo perda un po' della suspence e del mistero. La saga mi sembra sia composta da quattro o cinque libri, dunque questo risulta più un capitolo di transito, in cui la situazione viene solamente approfondita, ma non vi sono particolari risvolti.
Le avventure di Allie continuano: prendendo parte alla Night School, comincia il suo addestramento per sopravvivere.

L'unica cosa che si aggiunge e che dà fastidio, è una spia (ho una mezza idea di chi possa essere) e qualche attacco di Nathaniel, più un inaspettato incontro con il fratello maggiore. Questi sono i momenti cruciali del romanzo, per il resto rimane sul normale e non prende particolarmente.
Non ho apprezzato le variazioni della storia d'amore. L'ho trovata un po' forzata e assolutamente prevedibile e sembra prendere il posto dell'elemento thriller che caratterizzava e rendeva particolare il romanzo precedente. Effettivamente non mi ha proprio deluso, ma mi aspettavo un po' d'azione in più, oltre ad un intreccio un po' più contorto.

Una ventata d'aria fresca

Il segreto del bosco. Night School - C.J. Daugherty

Rispetto agli Young Adult di oggi, questo libro è una ventata d'aria fresca, veramente innovativo e particolare. Questa non è una vera e propria recensione, ma più una semplice opinione riguardo il romanzo.
L'ho letto un po' di tempo fa e vedo che effettivamente non è un libro che spopola fra i giovani. Eppure penso sia un mix ben riuscito di adrenalina, mistero e suspence.
Allie, la protagonista, si ritrova alla Cimmeria Accademy, una scuola che potrebbe ricordare Hogwarts. Non si riscontra, nel corso della storia, nulla di sovrannaturale, in realtà, nonostante penso che la maggior parte dei lettori abbiano pensato senz'altro a creature come vampiri o licantropi. La soluzione rimane verosimile e talmente realistica, da risultare quasi una verità possibile tranquillamente nel nostro mondo.
Il libro mantiene sulle spine la maggior parte del tempo, non c'è un solo attimo di tranquillità.
Una storia d'amore c'è, un po' prevedibile e non molto appassionante, ma dopotutto il romanzo è un thriller per ragazzi, dunque il suo scopo non è quello di narrare vicende sdolcinate. Ho apprezzato che questa storia amorosa rimane comunque da contorno e non diventa la protagonista del libro.

Magico

Il castello errante di Howl - Diana Wynne Jones

Ho scoperto da pochissimo che, del film di Hayao Miyazaki, esistesse anche un libro. Non me lo sono lasciato sfuggire e le mie aspettative non sono state deluse.
Le vicende di Sophie, trasformata dalla Strega delle Terre Desolate in una nonnina, sono raccontate con uno stile a dir poco fantastico, anche se molto semplice e adatto ad un pubblico giovane. Travolgente e appassionante, la Jones ha creato un universo parallelo nel quale esiste la magia, e che ha reso suo attraverso la rivisitazione delle stelle cadenti, portatrici di demoni, il castello che si muove e la porta che si apre in mondi differenti, elementi che mi sono piaciuti veramente tantissimo.
I personaggi non sono dotati di grande spessore, a volte li ho trovati un po’ prevedibili (soprattutto Howl), ma questo non ha comunque influito in alcun modo sul mio giudizio.
Il racconto non annoia mai, è ricco di sorprese e Sophie ha sempre una preoccupazione a cui pensare.
Non lo considero come un libro per bambini, anzi, credo che possa essere letto a tutte le età, e a tutte le età può essere apprezzato.

Feste, bevute, fumate e citazioni

Noi siamo infinito. Ragazzo da parete - Stephen Chbosky, Chiara Brovelli

Ho letto questo libro un bel po' di tempo fa, mi sembra fosse appena uscito il film (che però ho visto ultimamente). Questa non è una vera e propria recensione, bensì una semplice opinione riguardo il libro.
È uno di quei libri che, riletti oggi, non mi prenderebbero e non mi piacerebbero come invece è successo in passato (stesso discorso per Bianca come il latte, rossa come il sangue). Neanche allora avevo una bellissima opinione di questo libro, comunque.
La prima cosa che non ho capito quando ho cominciato il libro, è stato lo stile. Nonostante Charlie sia un ragazzo un po' anormale, comunque ha frequentato la scuola e il suo stile frivolo ed elementare non ha quasi senso. Addirittura in certo punti dice cose tipo "il prof mi ha detto di cominciare ad usare i congiuntivi, quindi comincerò ad utilizzarli" e così via.
Il libro affronta temi come l'omosessualità e gli abusi in famiglia, ma non in maniera pesante, anzi, con un certa leggerezza (che non significa superficialità). È scandito da feste, bevute, fumate, frasi prese da libri o film e ancora feste, bevute, fumate e citazioni. È un po' quei libri che ti dicono che per crescere devi per forza passare un periodo in cui ti fumi un pacchetto al giorno, torni a casa alle due di notte ubriaco marcio, segui il tuo gruppo di amici come una pecora incapace di intendere e di volere e copi sul diario le belle frasette dei libri per far capire che non sei tanto stupido, ma che un minimo di intelligenza esistenziale ce l'hai.
Non è esattamente la mia concezione di crescita. Alla fine il libro è veloce da leggere, anche carino, ma è il solito libro adolescenziale che spaccia la crescita per qualcosa che non è.

 

Niente di che

Non lasciarmi andare  - Jessica Sorensen, Elisabetta Colombo, Monica Ricci

Non avevo aspettative molto alte per questo libro, l’ho letto velocemente in un pomeriggio e mi ha intrattenuto in un week-end noioso. Diciamo che non è chissà quale caso letterario, ma il libro è abbastanza carino e rispetto ai normali New Adult è scritto molto meglio e la trama e i personaggi sono molto più coerenti.
Basilarmente abbiamo sempre la stessa solfa: lei, Ella, è fuggita a Las Vegas a causa del suo oscuro passato dal quale ritorna. Lui è sexy, bellissimo, ed è il suo migliore amico. I dibattiti fra questi due risultano abbastanza spinti e divertenti, il rapporto coltivato fresco e non troppo frettoloso e tra i due c’è davvero molta alchimia. Non sono personaggi di grande spessore, in realtà, il loro modo di pensare è abbastanza superficiale e “normale”, non vi è nulla che li rende particolari.
Mi è piaciuto anche tutto ciò che ha fatto da sfondo a questo libro, partendo dal quartiere malfamato nel quale vivono, le passioni pericolose di Ella, il suo confidente e migliore amico adulto ammalato di cancro e la misteriosissima migliore amica che Ella ha portato da Las Vegas, un personaggio che rimane nell’ignoto e che credo verrà approfondito nei prossimi libri. In particolare ho adorato l’approfondimento sulle vicende drammatiche affrontate dalla protagonista, assolutamente non scontate e trattate con il giusto peso.
Una cosa che però mi ha infastidita di questo racconto, è il continuo cambio di punti di vista in prima persona, a volte di Ella e a volte di Micha. Inoltre la narrazione, per quanto l’autrice scriva bene, risulta spesso piatta e priva di emozioni, non sono riuscita ad immedesimarmi in nessuno dei personaggi e niente in questo libro mi è rimasto nel cuore. È stato semplicemente di passaggio, un libro come un altro da leggere in un pomeriggio in cui non si ha niente da fare.
Secondo me poteva benissimo essere anche autoconclusivo, e lo considero tale, dato che il rapporto fra Ella e Micha sembra già essersi consolidato. Ci sono domande che l’autrice ha lasciato, come appunto la vita misteriosa della compagna di college di Ella, ma che in realtà non mi interessa più di tanto. Penso che, aumentano la suspence in questo, facendo qualche capitolo in più e rendendo più piccante e travagliata la storia d’amore, la trilogia poteva benissimo essere evitata.
Infine, do tre stelle a questo libro, carino, ma niente di più.

La Kinsella può fare di meglio

La signora dei funerali - Madeleine Wickham

Primo libro di Madeleine Wickham, carino, ma può fare di meglio. Molto di meglio. Non è una vera e propria recensione, bensì una piccola opinione.
Innanzitutto non ho ben compreso la motivazione del brutto carattere di Fleur. Non ha una vera e propria storia drammatica alle spalle, e il suo non voler lavorare è del tutto ingiustificato.
Il finale l'ho trovato un po' troppo sbrigativo e non l'ho capito, sinceramente. Mi è parso che Madeleine si fosse stancata di scrivere e avesse lasciato aperte le questioni del romanzo senza aver tentato di chiuderle. Quindi, il racconto termina in maniera abbastanza approssimativa.
Ho apprezzato l'indagine dei personaggi, l'alone di mistero che accerchiava il personaggio di Emily e la confusione di Richard, ignaro del vero carattere della sua ex moglie.
Una lettura leggera e piacevole, ma non qualcosa di indimenticabile.

Così come dicono che è

Twilight - Stephenie Meyer

Finalmente anche io ho raggiunto Twilight, che ho iniziato a volere dopo aver letto una lunga lista di libri ispirati, come Cinquanta Sfumature, Evermore e Stacrossed. Considerato che mi hanno lasciato tutti con una delusione tremenda, ero curiosa di scoprire la fonte di questi pessimi libri, e se devo dirla tutta, mi aspettavo molto, ma molto di meno.
Non ho molto da dire riguardo questo libro, cercando sicuramente ci sono recensioni più complete e quindi mi sembra stupido ribadire le stesse cose.
Sicuramente la trama non è delle più originali, per quanto la Meyer abbia cercato di renderla appassionante. Io l’ho trovata noiosa per le prime trecento pagine, e adrenalinica nelle ultime cento. Gli avvenimenti non sono stati spalmati molto bene, perché per tre quarti del libro succedono cose per lo più monotone e soporifere, mentre nell’ultimo quarto si scatena un vero e proprio putiferio.
Il personaggio di Bella non l’ho trovato molto interessante, sostanzialmente è una ragazza noiosa e per tutto il libro non fa che sbrodolarsi su quanto Edward sia bello, perfetto e meraviglioso. Impacciata, goffa e imbranata all’inverosimile, non lascia sfuggire nessuna occasione per sminuirsi e dalla “disadattata” che era a Phoenix, stranamente a Forks viene invitata addirittura da tre ragazzi al ballo. Ha una lunghissima fila di ammiratori, che snobba per pensare al suo perfettissimo Edward. Diciamo che ho lasciato correre suoi istinti femminili su Jacob, che ho scoperto ha solamente QUINDICI ANNI e pensa e si comporta come un bambino.
La rivisitazione dei vampiri mi è piaciuta e non mi è piaciuta, è interessante, ma non riesco più a vedere il vampiro come... un vampiro. Diciamo che ho considerato questi vampiri come altre figure sovrannaturali, sicuramente ben strutturate ma non molto vampiresche (se non per il fatto che bevono sangue).
Una cosa che apprezzo moltissimo della Meyer è lo stile. Le descrizioni sono veramente pazzesche e rende benissimo l’idea di qualunque cosa venga rappresentata. Non è ripetitiva e riesce sempre a trovare le parole giuste in ogni situazione. È stato grazie allo stile coinvolgente che ho letto tutto Twilight, altrimenti mi sarei fermata ad un certo punto a causa dei continui pensieri di Bella, che pensa SOLAMENTE AD EDWARD, senza concentrarsi su nient’altro. Anche nella parte finale, in cui la madre di Bella rischia di morire divorata da un vampiro, lei è sempre lì, con la mente fissa sul suo grande amore che non conosce nemmeno da molto tempo.

 

Sconvolta

Half Bad - Entre o Bem e o Mal - Sally  Green

Ho appena terminato di leggere questo libro e sono ancora un po’ stordita. Innanzitutto ringrazio Marco, che mi ha permesso di averlo partecipando al suo giveaway. Penso che non lo avrei mai letto se non fosse successo altrimenti, e non avrei mai goduto della bellezza di questo romanzo.
Diciamo che non so esattamente come mi aspettavo da Half Bad. Considerando il filone letterario di cui fa parte, probabilmente avevo in testa una specie di schifezza, nonostante avessi letto delle recensioni molto positive anche da persone di cui mi fido. E sì, mi sono dovuta ricredere.
Ho letto Half Bad in pochissimo tempo, mi ha preso dalla prima all’ultima pagina e mi ha trascinato in un vortice di emozioni che raramente ho provato leggendo un libro. È narrato in maniera molto semplice, e semplice è la parola adatta per descrivere lo stile di Sally Green. Uno stile azzeccatissimo alla vicenda, diretto, arriva subito al punto e le descrizioni brevi ma concise danno immagini immediate. Molte scene splatter fanno accapponare la pelle, manifestando una violenza che è facile trovare anche ai nostri giorni, perché nonostante si parli di maghi (Incanti), cacciatori e cerimonie di doni, Half Bad è molto realistico. Leggendo delle torture imposte al protagonista, mi sono tornate in mente le lezioni sull’apartheid e sull’olocausto, e l’orrore che i discriminanti spacciano per

bene.

 

“Sai qual è la differenza tra Incanti Neri e Bianchi, Nathan? Gli Incanti Bianchi usano il loro dono per il bene.”


Lo stile immediato dell’autrice aiuta a percepire come brutali e crudeli queste scene, grazie ad una sintassi veramente molto semplice, all’utilizzo del presente, un tempo crudo e diretto, e all’utilizzo a volte della prima, a volte della seconda persona.
Anche l’approccio con la magia è molto diverso da quello con cui siamo abituati. Leggendo un primo paragone con Harry Potter, ho subito pensato a bacchette magiche e formule, ma capirete leggendo che non è così. La magia è più naturale, realistica, è qualcosa di più intima e psicologica e come una normale persona ha un’abilità particolare, un mago, in Half Bad, ha un talento che può sfruttare, l’unica “magia” che poi potrà praticare.
I personaggi sono ben caratterizzati, semplici da comprendere e coerenti dall’inizio alla fine.

Come tutti i libri, ha anche dei difetti, che nonostante ci siano si nascondono. Il romanzo travolge talmente tanto che risultano solamente delle semplici sbavature.
A volte non ho ben compreso il perché delle azioni di Nathan e avrei apprezzato un po’ di introspezione. Inoltre ho trovato le vicende, dal momento in cui il protagonista fugge, un po’ più noiose rispetto alla prima parte. Ed infine, la soluzione ai problemi di Nathan era forse un po’ troppo facile da trovare e sembrava essergli servita su un piatto d’argento.
Penso che accorrerò all’uscita del secondo libro, sperando che non mi deluda e che mantenga il livello del primo.

"“Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell’istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.” "

Che cazzata di libro!

Uno splendido disastro - Jamie McGuire, Adria Tissoni

Come ho già detto in un’altra recensione, mi meraviglio di come i titoli dei libri possano descrivere perfettamente il contenuto del libro stesso, lanciando dei campanelli d’allarme per impedirmi di leggerli. Con “Uno splendido disastro” questa logica funziona a meraviglia, basta toglierci quello “splendido”. È una battuta spesso utilizzata nelle recensioni negative che ho letto, ma è il modo migliore per dare un giudizio immediato e chiaro del romanzo.
La protagonista, Abby, è la classica brava ragazza, stupida, oca e insulsa, l’unica cosa che la rende diversa è il fatto di essere vergine.
Il secondo protagonista, Travis, è il classico stronzo, figo, stalker che si scopa tutte le ragazze e che usa la violenza come se fosse normale, ha avuto un passato difficile e per questo le sue azioni sono giustificate. È diventato un pugile abilissimo (che riesce a schivare tutti i colpi degli avversari, facendosi colpire solo qualche volta per farli credere di poter vincere) perché il padre era un alcolizzato e perché i fratelli lo picchiavano.
Dalla loro storia d’amore fuoriescono tanti di quei messaggi sbagliati e immorali che le ragazzine assorbono come linfa e apprendono. In primis il romanzo è incredibilmente sessista: le femmine sono sempre delle sceme succubi degli uomini, e gli uomini sono continuamente ubriachi e violenti. Non c’è rispetto per chi ha subito degli abusi, perché nonostante Travis sia diventato un lottatore quasi professionista a causa dei maltrattamenti subiti dal padre, frequenta la sua famiglia come se nulla fosse! E io ne so qualcosa di queste situazioni, mi sono sentita profondamente offesa per la superficialità con la quale il romanzo tratta tematiche delicate.
La mafia, il gioco d’azzardo, i problemi di denaro, ridicolizzati da questo “libro”, parlandone come se fossero cose normalissime.
Addirittura Abby deve uscire per forza con Travis perché lui non è abituato ad essere rifiutato! Ma se non vuoi uscirci chi cazzo lo dice che lui è Dio e non è abituato ad essere rifiutato? E quando Abby chiede consiglio all’amica? Fattelo, ti toglieresti un pensiero. Il modo migliore per liberarsi di qualsiasi stalker, ragazze!
Aggiungendo una trama banalissima, composta da un’accozzaglia di avvenimenti che non seguono un filo logico, dei personaggi patetici che non sanno quello che fanno il 90% delle volte, uno stile veramente povero (non c’è la descrizione di nessun personaggio, a parte Travis, e di Abby e America si dice che sono bionde. Inoltre nemmeno i luoghi vengono descritti, infatti in due pagine succede di tutto e di più) e la totale ignoranza dell’autrice anche nelle cose più stupide (come descrivere un incontro di box, una partita a poker e il percorso che fa una ragazza quando prende la pillola) immaginate cosa sia venuto fuori.
Ha avuto successo solamente perché è una specie di Cinquanta sfumature di grigio per ragazzi.
Sarò anche una stronza, ma non mi interessa di offendere le persone a cui è piaciuto libro (sottolineando che comunque non è mia intenzione, ma tanto quando si tocca qualcosa che piace non si riesce ad assumere un atteggiamento maturo) e non mi frega nemmeno del fatto che Jamie McGuire abbia venduto tantissime copie: Il gusto è soggettivo, la qualità NO.

What the fuck is this book?

Fallen - Lauren Kate

Molte volte mi sorprendo di come i titoli dei libri li descrivano talmente bene da evitare di leggerli già solamente per il titolo che hanno. E Fallen, che mi è stato consigliato e del quale avevo letto recensioni contrastanti, fa proprio parte di una specie di Caduta della letteratura.
Non è totalmente in disastro: la trama di fondo è molto intrigante (benché la parte romantica sia comunque banale e alla Twilight) e mi piace anche lo stile di Lauren Kate, ma ciò non basta a renderlo un bel libro, anzi, questi elementi positivi vengono totalmente oscurati dalle brutture presenti.
In primis, i personaggi. Li ho odiati tutti, dal primo all’ultimo. Sono semplicemente un miscuglio di cliché visti e stravisti, dalla punk bulletta alla diva che porta coltellini rigorosamente rosa; dal divo figo e fotomodello alla secchiona bassa e brutta. Estremamente prevedibili, il loro ruolo nella storia è chiaro fin da subito e non vi sono colpi di scena rilevanti al riguardo.
Luce, la presunta protagonista del romanzo, è probabilmente la più cretina mai esistita. L’unica sua preoccupazione in tutto il libro è essere indecisa se scegliere Daniel (il bono che la odia) o Cam (il bono che la tratta gentilmente, ovviamente chi dei due sceglierà? Ovviamente quello che la tratta di merda). Le indagini riguardo Daniel, infatti, vengono attuate da Pen e lei non fa nulla per tutto il romanzo in senso letterale! Finché nelle ultime cinquanta pagine Lauren Kate non ha deciso di bombardare il lettore di rivelazioni, avvenimenti e così via, dopo trecento pagine di nulla.
Una prova della totale demenza della protagonista:

 

La custode consultò una tabella, sfogliando la pratica di Luce. «Stanza 63. Metti la borsa nel mio ufficio insieme a quelle degli altri, per ora. [...]
...e cercò di imparare a memoria il numero della stanza.

 

Visto? Deve imparare a memoria due cifre per ricordarle!

L’unico personaggio degno di curiosità è Arriane, la ragazza che accompagna Luce a fare il giro del nuovo istituto correzionale. Inizialmente le due sembrano già amicissime, eppure l’autrice improvvisamente non ne parla più, Arriane viene semplicemente nominata e non si sa più nulla di lei.
La trama sostanzialmente è stata sviluppata abbastanza male. Come vi avevo già predetto, trecento pagine in cui succede il nulla e cinquanta di bordello, caos e rivelazioni. Tra l’altro non tutto viene spiegato, oppure le spiegazioni che ci sono risultano confuse, patetiche e insoddisfacenti . Un esempio è la spiegazione delle ombre che Luce vede continuamente, il “tormentone” della ragazza, che alla fine si rivelano essere:

 

«Le ombre che vedi si chiamano Annunziatori. Sembrano cattive, ma non possono farti del male. No fanno altro che osservare e riferire a qualcun altro. Pettegolezzi. La versione demoniaca di una cricca di liceali.»

 

Lauren Kate, vai a cagare per piacere.
La stessa cosa per quanto riguarda la maledizione di Luce, che muore ogni diciassette anni facendo soffrire Daniel, un angelo caduto immortale che puntualmente si innamora di lei. Per prima cosa, non si capisce cosa sia un angelo caduto, e secondariamente questa volta la maledizione non funziona perché Luce non è stata battezzata. Una spiegazione vaga e campata per aria, perché la maledizione è stata scagliata durante la caduta di Lucifero, ma non si capisce quando colloca quest’avvenimento. Io lo immagino all’alba dei tempi... già esisteva l’uomo? Già battezzava le persone? Bah...
Anche della setta di cui fa parte Miss Sophia non viene detto nulla, perché fanno quello che fanno, che ruolo abbiano effettivamente, come puoi entrarne a far parte...
E non si capisce nemmeno in base a cosa gli angeli caduti decidano di stare dalla parte di Dio o dalla parte di Satana.

 

Ma adesso cambiamo discorso, altrimenti il cervello vi esplode dalla confusione. Un punto cocente del libro (anche ridicolo) è la coerenza, assente anche nelle più piccole cose.
Il romanzo è ambientato in un istituto correzionale e
1.Non si capisce come la protagonista ci sia arrivata, dato che la ragione è abbastanza stupida e non ha praticamente senso.
2.In quest’istituto c’è una sola guida/custode (per Lauren Kate significa la stessa cosa) e non viene fatto presente nessun altro collaboratore.
3.Vedremo ben presto che questo non è un riformatorio, o istituto correzionale, bensì una semplicissima scuola dove i ragazzi fanno ciò che vogliono. Infatti organizzano feste con console e una luce UV, vino, champagne, sigarette e quant’altro. Non si capisce come, dato che in un riformatorio queste cose non puoi prenderle da nessuna parte (ma nel libro c’è Roland, che non si capisce come faccia a recuperare tutto ciò). Il bello è che professori e collaboratori non si accorgono di nulla! Immaginatevi Skrillex a palla in una stanza minuscola in cui è concentrata l’intera scuola (c’è quest’espressione nel libro). Nessuno se ne accorgerebbe? Ma non credo proprio!
Le telecamere vengono messe fuori uso in maniera ridicola, e mi domando chi ci sia dietro queste telecamere a controllarle, perché è impossibile spegnerle senza che la persona che controlla lo schermo se ne accorga.
E per quanto riguarda i vestiti, bisogna obbligatoriamente portare un lupetto (la maglia a collo alto) nero, dei jeans e il pullover nero. Ma subito se ne escono ragazzi con camicie Oxford e paillettes sui maglioni. Daniel l’alternativo, che indossa la giacca da motociclista sul pullover con una sciarpa rossa. SIGH!
E Cam poi, o meglio, Lauren Kate, che non sa la differenza fra una maglia con lo scollo a V e un lupetto:

 

Aveva una maglietta nera con lo scollo a V che [...] si muoveva con sicurezza, tanto a suo agio negli abiti da correzionale ...

 

Diciamo che fra le altre stronzate, c’è Pen che può accedere agli archivi degli studenti, cosa per cui la polizia deve avere un mandato; gli studenti più pericolosi vengono etichettati con un braccialetto metallico, cosa ridicola dato che in un carcere serio i detenuti non vengono divisi, dopotutto sono tutti teppisti se sono lì; i ragazzi escono liberamente rubando e affittando macchine.
Tra l’altro in punto di morte, la nostra cara protagonista, ci lascia con uno sdolcinato discorso sul vero amore, nel quale avrei buttato il libro fuori dalla finestra per l’assurdità. Quando una persona sta per morire, mi aspetto un discorso d’impatto, una rivisitazione della sua vita, il pentimento per qualche brutta azione commessa, non un patetico discorso sul vero amore, inoltre lei manco dice esplicitamente di amare Daniel!

Perde una stellina rispetto al primo

Onyx - Jennifer L. Armentrout

secondo capitoli della saga “Lux”, del quale avevo già letto Obsidian (di cui troverete anche la recensione).
Anche questo secondo libro si è rivelato leggero e mi ha intrattenuto in questa giornata di pura noia. Non aspettandomi molto, ammetto di essere rimasta piacevolmente sorpresa della piega presa dalla saga. Durante le prime cento pagine ho sentito solamente un’incredibile noia: vi è un semplice riepilogo della situazione abbandonata nel primo libro e l’arrivo di un personaggio fondamentale per il resto della storia: Blake. Quando si dà il via alla vera e propria azione, il racconto diviene incalzante e ricco di colpi di scena, con misteri e segreti dovunque e una Katy sempre più confusa dalle continue rivelazioni. La storia prende una piega un po’ drammatica, dopo la morte di un personaggio abbastanza importante e le gravi situazioni che affrontano i due protagonisti.
La valutazione è comunque non molto alta, ciò che non ho apprezzato del racconto sono state le condizioni emotive, le personalità e la caratterizzazione dei personaggi. L’utilizzo della prima persona ha giocato a sfavore dell’autrice, poiché non ha potuto approfondire parecchi punti di vista interessanti. In primis quello di Daemon, di cui ho letto vi erano delle parti in Obsidian che sono state tagliate (scelta efficace a mio parere, dato che il cambio di punto di vista è alquanto fastidioso). Inoltre quello di Ash, che all’improvviso lascia stare Daemon e, ad un certo punto, quasi rimprovera Katy per aver scelto Blake al posto dell’affascinante e super sexy alieno. Dee, in questo libro, è stata molto trascurata, e l’ho trovata anche abbastanza superficiale. Diciamo che il suo rapporto con la protagonista si sgretola leggermente, e nel libro la colpa viene totalmente gettata su Katy. Non ne ho trovato il motivo, dato che Dee, fidanzata, ha abbandonato l’amica per pomiciare con il ragazzo. L’autrice sembra aver esaltato la sua parte più infantile. Katy, invece, perde totalmente punti. Prende un po’ la strada dell’ochetta, facendo una specie di doppio gioco tra Daemon e Blake, un po’ come Abby di “Uno splendido disastro” tra Parker e Travis. Inoltre si innervosisce se Daemon sta un po’ assieme ad Ash, quando lei trascorre più della metà del libro assieme ad un altro ragazzo nonostante sia evidentemente innamorata di Daemon. Blake è un’altra personalità discutibile e un interessantissimo personaggio da poter trattare se il racconto fosse narrato in terza persona. La sua tristissima storia, la condizione attuale e il suo stato d’animo sarebbero stati davvero intriganti.
È una saga che comunque continua ad incuriosirmi e appena sarà disponibile mi munirò del terzo romanzo: Opal. Questo, in particolare, mi ha lasciato una curiosità incredibile al finale grazie ad un colpo di scena sorprendente.

 

Carino, ma banalissimo

Obsidian (A Lux Novel) (Entangled Teen) - Jennifer L. Armentrout

Ho scoperto questo libro per caso, e gli ho dato tre stelline. È una saga che sta andando molto di moda in questo periodo, e ho deciso di dare un’occhiata. Ammetto di non essere rimasta proprio delusa, ma vi ho trovato sia degli elementi spettacolari e super efficaci, sia qualche pecca.
Partendo dalle note positive del libro, trovo che la trama sia davvero originale. Solitamente, nei paranormal romance vengono presi in considerazione soprattutto vampiri, lupi mannari o streghe. Invece in questo libro si ha come elemento sovrannaturale l’alieno, del quale l’autrice ha completato catapultato la figura. Abituati al classico ET, bitorzoluto, verde e nemico dell’uomo, qui ci troviamo davanti a essere fatti completamente di luce (provenienti dal pianeta Lux, che dà il nome alla saga), resi reali attraverso spiegazioni scientifiche soddisfacenti e molto efficaci. L’autrice ha saputo caratterizzare bene questa nuova creatura paranormale, tutto è relativo al loro essere fatti di luce, compresi i poteri del quale sono dotati. Penso che in generale anche le vicende siano state posizionate in modo idoneo: il racconto è incalzante e vi sono parecchi colpi di scena che lasciano di stucco il lettore e lo invogliano a leggere oltre. Ammetto che le prime pagine sono un po’ noiose, si entra nel vivo della storia circa alla metà del libro. In ogni caso, mi è piaciuta anche la caratterizzazione della protagonista, Katy, che inizialmente appare come la classica sfigata di turno, mentre si rivela con più carattere di quanto il lettore si aspetti.
Ripeto che ci sono anche delle cose negative, che mi hanno fatto storcere il naso più volte e che hanno fatto scendere la mia valutazione. In primis lo stile, che non mi è piaciuto affatto. A prescindere dal fatto che a narrare è Katy, soprattutto all’inizio la ragazza fa uso di parole volgari. Non dico di essere sempre perfettini, qualche volta ci scappa, ma in un libro lo trovo un po’ sconveniente. Il lessico è ristretto e i dialoghi fin troppo lunghi. L’autrice narra la vicenda con sarcasmo, rendendo comici i litigi che ci sono fra Katy e Daemon, rendendoli, però, fin troppo lunghi (come ho detto già prima), che ad un certo punto scocciano. Non mi è piaciuta nemmeno tanto la caratterizzazione di alcuni personaggi, come Ash e Daemon. Lo trovo come il solito figo e stronzo, che si alterna con momenti di bastardaggine massima ad istanti di dolcezza e vulnerabilità. Ash pure, la classica ragazza stupenda innamorata del belloccio della scuola, che si scontra con la ragazza normale (Katy) per allontanarla da Daemon.
Gli eventi sono un po’ alla “Twilight”, per così dire, diciamo che in effetti potrebbe essere quasi definito copiato. Lui che la salva continuamente, la ragazza che si trasferisce in un paesino e così via. L’unica cosa è che al posto dei vampiri vi sono gli alieni.
Alla fine, non è una cattiva lettura. È un libro molto carino, che tratta un tema mai affrontato prima d’ora di me, quindi ne sono rimasta anche affascinata.

Piacevolmente colpita

Gray - Francesco Falconi

Ammetto che, non appena ho letto il titolo e la trama del romanzo, ho immediatamente storto il naso e l’ho considerato come una brutta copia de “Il ritratto di Dorian Gray”, celebre romanzo di Oscar Wilde. Leggendo varie recensioni positive, però, ho deciso di provare e, considerata la valutazione di quattro stelline, capirete che ho dovuto ricredermi.
Falconi ha preso il tema principale trattato da Wilde e l’idea basilare, sviluppandola un po’ a modo suo e adattandola ai nostri giorni. Il racconto è quindi ricco di riflessioni, frasi poetiche, periodi complessi e pensieri filosofici espressi o dai protagonisti stessi, o inseriti nelle circostanze. L’utilizzo del presente ha reso il romanzo crudo ed esplicito, le descrizioni che ho trovato fantastiche imprimono nella mente le immagini e vi è una meravigliosa esaltazione del nostro Paese. La storia è, infatti, ambientata a Roma, dunque gli avvenimenti possono essere tranquillamente contestualizzati nella capitale e addirittura, grazie alle precisazioni pignole, possiamo seguire e vedere con i nostri occhi i punti esatti in cui sono avvenute le vicende.
Nel libro abbiamo una ragazza, Layla, affetta da dimorfismo, con una personalità timida, riservata e chiusa. A primo impatto sembrerebbe un cliché, la solita sfigata alle prese con i problemi adolescenziali che, nonostante i suoi vent’anni, ancora non l’hanno abbandonata. Falconi, invece, non ha reso affatto banale questo personaggio e l’ha indagato correttamente rendendola una personalità interessante e poco scontata. Layla è un’amante dell’arte, e grazie a lei il romanzo evidenzia le bellezze artistiche della capitale, sottolinea lo splendore delle opere architettoniche e per trecento pagine ci rende fieri di possedere una simile meraviglia.
Dorian, invece, è rimasto vicino al personaggio ideato da Oscar Wilde, Falconi ha solamente aggiunto la rassegnazione, la rabbia per non poter morire e altre tristi sensazioni che si aggiungono al suo egoismo e al suo egocentrismo. Je suis art. è questa la frase che Dorian pronuncia più di una volta, il motivo che lo ha reso l’essere repellente e viscido che è divenuto.
A completare il quadro, abbiamo Aurora, Giacomo e Basilio. Aurora è lo specchio della società attuale. Migliore amica di Layla, è superficiale, poco attenta, invidiosa ed individualista. La classica ragazza che cambia fidanzato ogni settimana e che non si fa sfuggire alcuna occasione per umiliare ed esaltare le debolezze della sua amica. Giacomo è il fratello di Layla, anch’esso appassionato d’arte e amante della fotografia, perdutamente innamorato della sorella fino a renderla una terribile ossessione. Basilio, la reincarnazione di Basil, mantiene la sua omosessualità anche in questo romanzo ed il suo ruolo è quello di essere una delle vittime di Dorian.
La storia ti prende dalla prima all’ultima pagina, il ritmo è incalzante e, principalmente nella parte finale, le vicende si susseguono così velocemente da farti perdere il fiato. Ho apprezzato molto la caratterizzazione di tutti i personaggi, indagati uno per uno attraverso l’utilizzo della terza persona. Il loro evolversi durante le vicende, chi riesce a superare il baratro nel quale sta cadendo, come Aurora e Layla, e chi invece si lascia andare a Satana, come Dorian e Giacomo. Molte scene sono strazianti, vi è questa continua ricerca nel comprendere cosa sia l’amore, cosa sia il rimorso, ed infine cosa sia l’ossessione.
Il motivo per il quale non ho dato il massimo della valutazione, è stato il mio attaccamento all’originale di Oscar Wilde, il primo classico che ho letto e a cui tengo tantissimo. Falconi non ha comunque modificato il carattere e il ruolo dei personaggi, ma la loro storia e il contesto nel quale sono stati inseriti non mi ha fatto impazzire. Per esempio, il ritratto viene dipinto da Basil, ed è mentre egli dipinge che Henry fa la conoscenza di Dorian, non è mai stato il suo tutore. Sybil non era incinta quando si è suicidata per amore del ragazzo e, benché Basil è sempre stato perdutamente innamorato di Dorian, non sono mai stati amanti. Infine non ho molto gradito l’importanza che è stata assegnata al ritratto. Dorian, in un impeto di rabbia, nel romanzo di Falconi, lo distrugge senza che gli accada nulla, mentre avrei preferito che fosse stata mantenuta la “credenza” originale: ovvero che quel gesto lo avrebbe ucciso.
Un libro che comunque consiglio vivamente, ma ritengo che debba essere preso come un romanzo staccato dall’opera di Oscar Wilde, per chi lo avesse letto e amato come me.

Bleah!

Evermore - Alyson Noel

Perché ho letto questo libro? Perché mi era sfuggito il desclaimer in copertina: “Da appassionata fan della serie di Twilight, raccomando questo libro a tutti coloro che hanno amato la saga di Stephenie Meyer!”
Ammetto di essere arrivata solamente a pagina 50, di questo libro (che ho letto in un pdf con 204 schermate, quindi più o meno un quarto del libro) , ma ho comunque abbastanza elementi per considerarlo uno dei peggiori libri di sempre.
Il campanello d’allarme mi si è acceso già con l’inizio:

 

"«Indovina chi è?»
I palmi caldi e umidicci delle mani di Haven mi premono forte le guance e il suo anello d'argento a forma di teschio, tutto ossidato in superficie, mi lascia una macchia sulla pelle. Anche se ho gli occhi coperti e chiusi, so che i suoi capelli tinti di nero sono divisi da una riga al centro della testa, che si è messa il corpetto di vinile - sempre nero - sopra il dolcevita (per rispettare le regole sull'abbigliamento imposte dalla scuola), e che la gonna di satin nero, nuova di pacca e lunga fino al pavimento, si è già strappata vicino all'orlo perché lei ci ha inciampato con gli anfibi. E so anche che i suoi occhi sembrano dorati, ma solo perché si è messa le lenti a contatto gialle.
So pure che suo padre non è davvero via 'per affari' come ha detto, che il personal trainer di sua madre è molto più personal che trainer, e che suo fratello più piccolo le ha spezzato in due il CD degli Evanescence ma ha troppa paura per dirglielo.
Per sapere tutte queste cose non ho spiato e non ho sbirciato da nessuna parte. E non me le ha nemmeno dette qualcuno. Le so perché sono sensitiva."

 

Pessimo inizio: l’autrice ci sbatte in faccia la realtà con una superficialità pazzesca già con i primi tre capitoli, nel quale si parla solamente della condizione da sensitiva della protagonista. Detto così suona anche brutto, inoltre non trasmette affatto curiosità al lettore e non lo invoglia ad approfondire i poteri di Ever. Viene raccontato tutto come una noiosa lista della spesa, del tipo “ma chi te l’aveva chiesto?”, una scelta poco efficace. Avrei preferito una serie di flashback, o comunque gli approfondimenti sarebbero dovuti essere progressivi, così il lettore sarebbe rimasto nella curiosità di scoprire questa nuova figura del sensitivo, senza che la realtà della protagonista gli venga direttamente presentata in questa maniera.
L’autrice ha anche sconvolto la figura del sensitivo, assegnando ad Ever tutti i poteri che normalmente non sono racchiusi in una sola persona, infatti per definizione il sensitivo è: Il sensitivo, uomo o donna, è come del resto la parola stessa fa intuire, una persona che riesce a percepire e vedere il prana (energia vitale che avvolge i corpi animali e vegetali), quindi l’aura, mentre la protagonista appena tocca le persone conosce la loro storia, vede i morti, stranamente tocca un libro ed è come se lo avesse letto, cosa che nemmeno ho capito, perché toccando un libro dovresti vedere la storia dell’albero che è stato trasformato in carta, non le parole. Inoltre, perché con i libri sì e, per esempio, con una porta di legno no? Anche gli alberi sono esseri viventi con un’aura e una storia, perché toccandole non vedi il percorso di trasformazione in porte? Quindi già i poteri della protagonista non hanno assolutamente senso!
Tra l’altro, dice di vedere i morti, eppure può parlare soltanto con sua sorella Riley, e non si capisce come non vada in confusione vedendo sia morti che vivi, perché sostanzialmente non ci viene presentata nessuna differenza, anzi, i morti hanno anche un grande guardaroba da cui prendere tutti gli abiti che vogliono .-.
Ambiguo anche il fatto che lei sia diventata sensitiva dopo un incidente, solitamente si hanno questi poteri dalla nascita.

 

Una parola sulla protagonista, Ever: una Mary - sue pazzescamente insopportabile. Prima dell’incidente, faceva parte del gruppo di popolari, intelligenti, belli ecc., ha avuto sei fidanzati e tantissimi amici. Dopo l’incidente, decide di ritirarsi nel gruppo dei nerd, assieme a Miles (il suo amico omosessuale) e Haven (la migliore amica che chiede continuamente attenzioni e veste goth). Ovviamente è bellissima, ma si nasconde sotto felpe e cappucci, e questo le verrà ripetuto di continuo, è ricchissima e ha tutto quello che vuole, ma non è contenta perché vuole ritornare alla vita di prima ed è anche molto contraddittoria: prima dice che la presenza di Riley le tiene compagnia e l’aiuta a sentire la mancanza di una persona in meno, poi esprime fastidio e dice che la sorella le rompe solo le scatole.
La sua unica preoccupazione, in tutto il romanzo (o almeno fino a dove sono arrivata), è lamentarsi perché è diversa, perché non vuole toccare le persone e perché Damen è troppo figo.

 

Damen. In due parole, possiamo paragonarlo a Gesù Cristo, o direttamente a Dio! È perfetto peggio di Christian Grey: ricchissimo, fighissimo, sexyissimo, intelligentissimo! Interviene sempre quando si parla di Cime Tempestose, facendo anche riferimenti storici, ed ha una pazzesca capacità artistica. Così pazzesca, che appena ho letto un rigo orrendo mi son detta “È inutile continuare con questo libro di merda.”


Ma andiamo con ordine. Il fatto che Damen sia bellissimo ci viene ripetuto ogni due righi.

"So che probabilmente stenti a crederci, visto che lui è così favoloso e sexy e strafico e arrapante e incendiario o come cavolo lo chiami."

 

(una decina di righi dopo...)

 

"Cercando di convincermi che un tipo come quello - un tipo così sicuro, così splendido, così completamente eccezio- nale - è troppo fico per curarsi delle sconsiderate parole di una ragazza come me."

 

(alla pagina seguente...)

 

"I sogni falliti del professor Robins, e Stacia, Honor e Craig che si chiedono cosa potrà mai trovare in me quel ragazzo così favoloso."

 

 

Oh.mio.Dio.
Dal ragazzo gentilissimo e carinissimo, si rivela, però, anche un mago. Caccia fiori alla Kaito Kid con le colombe e le regala alla ragazza più popolare della scuola (mandando già Ever affanculo) e fa comparire dal nulla tulipani rossi, che mette nello zaino della protagonista. Lei, ovviamente, essendo una sensitiva e avendo poteri magici, non si chiede come mai una persona possa far comparire dal nulla dei fiori. Dopotutto lei è l’unica che può avere poteri magici, ritenersi speciale e diversa e lamentarsi perché non può essere come gli altri! Il fatto di non collegare l’apparizione dei fiori ad un qualcosa di sovrannaturale, non so se considerarlo come “bitch please, sono l’unica con poteri magici” o come una demente. Penso più la seconda.
Comunque, vi ricordate l’abilità pittoresca di Damen? Ecco, addirittura viene paragonato a Pablo Picasso solamente per aver fatto un’imitazione! Un genio dell’arte sputtanato in questo modo da un fottuto Gary-tsu!

In generale, lo stile dell’autrice è abbastanza noioso, si perde in descrizioni che tenta di far sembrare complesse e dettagliate, ma l’unica impressione che dà è quella di una bambina che vuole imparare a scrivere, e che imita nello stile i suoi autori preferiti.
Non mi interessa quale creatura sovrannaturale sia Damen, sappiamo già dalle prime pagine che lui ed Ever si innamoreranno e che la protagonista rischierà di compromettere il suo rapporto con la sua migliore amica.